Guinzaglio corto…serve al cane….o a noi?

Scuole di pensiero sui guinzagli…

“Trattenere il cane al guinzaglio, magari anche accorciandolo, ci dà la sensazione di avere tutto sotto controllo, ma è proprio questo che peggiora la situazione; è esattamente il motivo che lo rende spesso più preoccupato, più reattivo e stressato, col risultato che più lo portiamo in giro così, più il suo comportamento peggiorerà….”

Angelo Vaira

“Non esiste alcuna possibilità di insegnare al cane a non tirare attraverso la trazione (tanto meno attraverso lo strangolamento). Il cane deve capire attraverso un ordine ben preciso che noi desideriamo che stia al nostro fianco……più noi tiriamo e più lui penserà di dover tirare, in una sorta di gioco a chi tira di più…ecco perchè il guinzaglio dev’essere sempre lasciato morbido!”

Valeria Rossi

“Per un cane, passeggiare legati ad una persona è una cosa che non appartiene al suo etogramma. Questa limitazione di movimento è una costrizione fortemente in antitesi con il suo essere un animale predatore e collaboratore sociale…..il guinzaglio ideale è quello che ha una lunghezza di tre metri senza anelli intermedi, con alle due estremità un moschettone ciascuno, e in una di queste un’asola da poter utilizzare come maniglia. Questa tipologia di guinzaglio, ti permette di gestire la lunghezza (1,5 / 3m) in base alle necessità…. Il guinzaglio non è uno strumento per condurre e gestire il cane ma semplicemente una cintura di sicurezza.”

Andrea Fini Siua

Quindi diciamo che per le scuole riconosciute più o meno come “gentili” a prescindere da quale preferiamo, abbiamo un accordo comune sul non utilizzare il guinzaglio corto perché di nessun supporto pratico…eppure in giro ne vediamo tanti…ma se non serve al cane, non è che serve a noi? Magari abbiamo bisogno di mantenere il controllo su tutto e/o anche su questo?

Il bisogno di tenere tutto sotto controllo si scontra con l’impossibilità realistica di farlo perciò degenera in ansia e frustrazione e veicola il senso di colpa e dell’inadeguatezza. Le cause possono essere diverse, gran parte riconducibili all’infanzia/ adolescenza:

  •  “Non sono abbastanza capace”, è una percezione distorta che si presenta a noi quando abbiamo ricevuto un’educazione molto rigida e che sottostimava, svalutava le nostre capacità e questo forma un sé fragile ed insicuro.
  • “ Non sono amabile”, in questo caso a giocare è il senso di colpa del bambino che non si autorizza ad arrabbiarsi per alcune mancanze dei genitori quali possono essere l’assenza frequente di quest’ultimi piuttosto che l’arrivo di un fratellino, e allora la soluzione consiste nel conquistare l’attenzione facendo il massimo nelle cose che ci danno lustro e cercando di ottenere sempre di più pur di farsi notare.
  • “L’amore ha un prezzo”, qui vige assoluto il pensiero per cui l’amore non è mai incondizionato; ha un prezzo e va meritato con sacrificio…ed allora ci si impegna verso il perfezionismo, che non arriva mai e quindi nulla è davvero gratificante.
  • “Non Lasciarmi”, qui sono i legami affettivi stessi a creare angoscia in quanto durante l’infanzia non si ha avuto un legame di attaccamento qualitativamente buono, sarò stato carente, incostante o inquinato da traumi; pertanto gli impulsi della gelosia e dei pensieri abbandonici prendono il sopravvento e diventano lecite tutte le strategie volte a proteggersi dal dolore provato da piccoli.
  • “Sono come te”, In questo caso la persona è vissuta in un contesto permeato da ansia e dall’abitudine al controllo relazionale come unico modo per trattenerle, pertanto non avendo sviluppato fiducia verso il mondo riproduce lo stile educativo ereditato.

Se vi siete riconosciuti in una o più di queste piccole spade di Damocle, provate a pensare che ci sono piccoli gesti che forse non fanno parte realmente di voi…

Fare le pulizie ogni ora anziché sedervi a terra a giocare con i vostri bimbi, con i vostri cani, avere paura di sporcarvi i vestiti…le mani, o farle sporcare ai bambini che giocano al parco… lustrare il vostro cagnolino ad ogni tramonto, lucidare la macchina tutti i giorni, piuttosto che la moto…raddrizzare le penne in ufficio.. controllare il cellulare degli amici, del partner..cercare di essere sempre al centro dell’attenzione……

Proviamo a pensare che potremmo fermarci un attimo a respirare, sdraiarci su un prato fiorito, rotolare col nostro cane nell’erba..proviamo a fidarci degli altri, ma sopratutto fidiamoci dei nostri cani..i nostri compagni di vita…e lasciamo scorrere quel guinzaglio; chiediamo aiuto ad un professionista per noi o per il nostro cane, non è certo una vergogna riconoscere i nostri limiti e  cercare di superarli..e voglio chiudere tornando all’articolo di Andrea Fini che dice questo…

“Una relazione non si costruisce legando qualcuno. Una relazione si costruisce rispettando chi è l’altro. Chiedendosi cosa desidera fare e facendolo insieme a lui. Quando riusciamo ad essere in una sana relazione con il nostro cane, non siamo noi ad insegnare a lui come andare al guinzaglio; ma è lui ad insegnare a noi come vivere nel mondo.”